Venerdì 12 ottobre ore 18,30
Un mucchio di giorni così, ed. Quarup
di e con Angelo Calvisi
Modera Federico Di Vita
Essere lasciato dalla fidanzata e desiderare
(almeno) di uccidere l'uomo con cui lei ti ha rimpiazzato, assistere a uno dei
più dirompenti fatti della cronaca italiana dell'ultimo decennio (perché il G8
hanno deciso di farlo nella tua città, loro), perdere il lavoro, giocare nella
squadretta di calcio del carcere e portare un soprannome che fa tanto serie A,
conoscere una donna sposata (e conoscerne poi anche il marito), "senza
trucco, senza orecchini", e che profuma "lievemente di arancia"…
E
al di là di questo, come fosse lo scenario di un teatro di posa, "oltre la
finestra c'è Genova", "parentesi lirica interrotta da una subitanea
erezione", Genova quieta nel sonno o assediata nel fumo aggressivo delle
molotov contro cui poco vale il limone, mentre guardi e ti dici che "con
tutta questa fica" in giro "non può succedere niente di brutto".
Ma poi magari quello succede, e succede anche a te in particolare. Una Genova
tra i cui carruggi senti spargersi come un fluido una nenia dei Current 93 che
dice a un bimbo di non piangere, o l'odore del mare…
Angelo
Calvisi, che è genovese e genoano, ci presenta in questo suo Un
mucchio di giorni così la storia condensata e intera del
protagonista e ce la racconta in cinque momenti che la contengono o, per meglio
dire, le danno senso e carattere. Tutti
fatti, alla fine – tra tanti altri inessenziali – di quelli che a molti di noi
capitano identici, ma che solo ad uno capitano tutti insieme.
Una
traversata nel tempo, in un luogo che ha nome ed è Genova, una storia romantica
comune e specialissima come è ogni vita di uomo, distillata negli attimi che la
rendono se stessa e la incapsulano come un antico animale conservato per sempre
nell'ambra.
Angelo
Calvisi, nato a Genova nel 1967, divide i suoi interessi tra la scrittura
e la recitazione.
Ha
pubblicato saggi, racconti e romanzi per molti editori (ha più editori che
lettori, probabilmente) e, parallelamente a questa attività, ha recitato per
registi come Massimo Mesciulam, Fiammetta Bellone,
Daniela Franchi, Gianluca Valentini e Paolo Dotti. Di questi lavori sono
reperibili in rete inquietanti tracce, sotto forma di deliranti short.
Lavora per una cooperativa sociale genovese e nel tempo libero disegna casette.
Federico
Di Vita, romano, classe 1982, si è affacciato nel mondo dell'editoria a
24 anni, dopo la laurea in lettere, e con l'entusiasmo ottuso dei sognatori ha
via via ricoperto il ruolo di redattore, curatore di collane e di antologie per
diverse case editrici.
Per l'editore romano Round Robin ha pubblicato un libro a metà tra l'epistolario, il romanzo e il reportage di viaggio (Cronache da Siviglia, 2009) e per Effequ, assieme a Enrico Piscitelli, ha curato l'antologia Clandestina (2010). Ancora per Effequ, ancora sottopagato, ha firmato il libro Pazzi Scatenati, piccolo caso editorial-letterario dell'inverno scorso, che qualcuno ha definito una satira picaresca sul controverso mondo dell'editoria e sui suoi perversi meccanismi di sfruttamento lavorativo. Dopo questo libro-inchiesta, la sua collaborazione con Effequ è terminata e oggi, felicemente, Federico di Vita lavora in una libreria della capitale (continuando a collaborare con riviste letterarie e ad andare al cinema molto, molto di rado).
Per l'editore romano Round Robin ha pubblicato un libro a metà tra l'epistolario, il romanzo e il reportage di viaggio (Cronache da Siviglia, 2009) e per Effequ, assieme a Enrico Piscitelli, ha curato l'antologia Clandestina (2010). Ancora per Effequ, ancora sottopagato, ha firmato il libro Pazzi Scatenati, piccolo caso editorial-letterario dell'inverno scorso, che qualcuno ha definito una satira picaresca sul controverso mondo dell'editoria e sui suoi perversi meccanismi di sfruttamento lavorativo. Dopo questo libro-inchiesta, la sua collaborazione con Effequ è terminata e oggi, felicemente, Federico di Vita lavora in una libreria della capitale (continuando a collaborare con riviste letterarie e ad andare al cinema molto, molto di rado).
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